KYM. Decadenza e organizzazioni
La Maschera e il Collasso: Hybris e Mimetismo nel Declino Aziendale
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C’è un filo rosso, antico e oscuro, che lega le tragedie greche all’attuale declino del tessuto aziendale italiano: la Hybris (Ubris). Non semplice arroganza, ma esaltazione cieca, doppia morale, rifiuto dei limiti, abuso del potere.
Nell'antichità, chi osava sfidare l'ordine del mondo veniva punito dagli dèi. Oggi la punizione non viene più dall'esterno, ma dall'interno: è il sistema stesso che collassa.
Uso Hybris come concetto alto di qualcosa che oggi è sempre più comune: l'esaltazione egoica che deriva da un potere esercitato senza misura, senza responsabilità. La Hybris non è più l'eroico orgoglio di chi sfida il divino, ma la meschina esaltazione di chi si compiace della propria piccola impunità.
In questo articolo ne parliamo a livello di organizzazione aziendale, nel contesto della decadenza Kali Yuga.
Parto da un esempio pratico. Ho già scritto del modo “prevaricante” di guidare l’auto: tutti notiamo che questo imbarazzante comportamento è diffuso in determinate aree, e viaggiando in auto per l’Europa, sono evidenti i diversi stili di guida, tra cui spicca per originalità quello italiano.
Sei in autostrada e guidi assorto, ti trovi in corsia di sorpasso con molte auto davanti. Tutti in attesa che il camion laggiù in fondo, rientri e finisca il suo sorpasso. Eppure, compare da dietro, il consueto tizio che guida con mento alto ed occhiali da sole, si mette lampeggiare scomposto e si avvicina tutto minaccioso. Lo lasci passare e succede che: se l'auto che ora è davanti a lui è di gamma molto alta, il gagà lampeggiatore si ricompone. Nella sua urgenza fittizia, ci sono forse ingaggi primitivi: l'aggressività selettiva del debole con i deboli. Sta esercitando un potere minimo, ma è già Hybris.
L’assistente universitario che fa domande assurde agli studenti all’esame, per vederli annaspare e ricavarne piacere, o il tal recruiter che con il medesimo spirito compiaciuto[1], racconta di come si diverte a “mettere sotto pressione” persone che cercano lavoro. Ordalia medievale come intrattenimento. L’abuso di piccoli dèi spietati.
Queste stesse forme di esaltazione tossica, sono presenti anche nelle organizzazioni, ma meno percettibili. In tutte notiamo abuso e mancanza di misura, il prendersi inutili rischi con sfide emotive in preda a Hybris.
In azienda chi abusa del potere evita di farlo apertamente: usa dissimulazione, clientelismo e complicità. I complici volenterosi, arrivano a farsi fanatici come “scagnozzi”, mentre diversa categoria sono gli yesman collaborazionisti. I primi collaborano in maniera esplicita[2], i secondi in maniera ambigua, in qualità di informatore-sicofante. Questi ultimi in particolare, vivono l’esaltazione della complicità col capo-superiore, eccitazione anch’essa puerile da potere riflesso.
Quindi la Hybris di cui parliamo è attualizzata rispetto all’orgoglio titanico dell’eroe ellenico, che sfida il divino, piuttosto qui c’è falsa modestia, dissimulazione e sfida feroce con abbracci e colpi alla schiena, accompagnata dall’irrequietezza del manipolatore pusillanime.
In questi casi, il comportamento calcolatore, non è da confondere con profonda meditazione e fine strategia. Infatti lo sforzo di dissimulare la brama di potere, le modalità torbide e soprattutto la coscienza sporca, possono ritorcerglisi contro. Erodendo tutta l’energia mentale e lasciandolo pervaso dall’irrequietezza del ragazzino, quello che dopo aver combinato il pasticcio, nasconde la tremarella.
Questo è il punto debole.
Debolezza travestita da volontà, che peraltro rende l’inganno rilevabile. Non mancano persone che “captano” le bugie ed i fremiti dello spirito. E comunque, tale agitazione si palesa di tanto in tanto, specie quando sfugge di mano all’impostore, facendogli prendere rischi.
Manca lucidità.
Dicevamo sopra della sfida agli dèi,
figuriamocela oggi…
Sono anch’essi troppo impegnativi, meglio ignorarli: da ciò il disagio verso il tema della trascendenza, a conferma della decadenza Kali Yuga.
Viviamo l’epoca in cui le strutture si svuotano, i ruoli si sviliscono e la verità si deforma in ciò che è semplicemente verosimile.
In molti casi si tira a campare in una farsa accettabile. In questo paesaggio crepuscolare, La Hybris non è l'eccezione, ma il clima, la norma sistemica.
Inefficienza cronica, stagnazione, debiti, desertificazione del merito, ipocrisia e clima aziendale tossico. Passando da un’emergenza all’altra.
Disillusione completa.
Quindi oggi, in molte aziende, tanto più l’Hybris è tollerata e gli stili introiettati dagli Yesman, tanto più la punizione è sistemica: l’azienda va male.
“Non tira se non coglie”. L’epifania del Parac… in azienda.
Negli ultimi vent’anni, a cadenza sempre più insistente leggiamo articoli sui grandi giornali, sulle riviste specialistiche e su LinkedIn riguardo la “Crisi della classe dirigente”, “della leadership” e via dicendo.
Confesso che il tema meritocrazia in Italia da qualche anno mi ha stomacato, specie da quando ho visto che si indignano raccomandati e, appunto Parac… di successo.
Ma effettivamente, si è consolidata una classe dirigente aziendale che non è tale per capacità o visione, ma per aderenza al sistema delle relazioni personali, per la fedeltà silenziosa a codici impliciti di sopravvivenza. La selezione per merito, già culturalmente fragile in Italia, è stata sacrificata in nome della stabilità apparente. Il risultato? Manager selezionati non per risolvere problemi, ma per non crearne di nuovi ai propri superiori. Mosche cocchiere.
Frasi come “Io faccio networking…”, “Lui…ehm, ha molte conoscenze…”, sono segnali che indicano la rotta: dritti verso l’Iceberg, con buonapace dell’orchestra che continua a suonare.
Il valore professionale viene sostituito da suggestioni, buzz-words, anglicismi da convegno, KPI esibiti e subito dimenticati, digital-transformation mai digerite davvero. I tecnici interni si giustificano con cavolate come se stessero spiegando un collisore di particelle. Meglio il teatro dell’Assurdo.
Tuttavia, tolta questa patina è tutto vago e, forse, formalmente corretto. L’azienda si sta trasformando in una burocrazia aliena, dove ciò che conta non è fare, ma coprirsi: un apparato difensivo in cui la forma tutela l’inazione.
Gli amministrativi cominciano a parlare l’Avvocatese e il Burocratese, gerghi di cui subiscono il fascino discreto. Qui si lega una suggestione di potere che emana dal solo evocare lo Stato: qualcosa di immobile, imponente, inaccessibile e con un’irresistibile nota di fumo organizzativo. Tutto questo viene spesso definito essere “strutturati”.
Questo è il territorio dove alberga il Nostro: rassicurante, viscido, mimetico. Proprio come appariva il reverendo Jones[3], prima che il veleno mostrasse chi fosse davvero.
Come osservava l’etologo Irenäus Eibl-Eibesfeldt, molti comportamenti umani codificano meccanismi ancestrali di adattamento in ambienti ostili. Il furbacchione non è solo un opportunista: è un organismo che ha capito che l’ambiente aziendale punisce l’iniziativa e premia la sottomissione ambigua. Come nei branchi animali, mimare l’obbedienza è spesso una strategia di sopravvivenza.
Tirare a campare: l’arte dell’impresa senza rischio.
Ogni cambiamento è visto come un rischio da evitare.
L’avversione al rischio non è cautela: è paralisi. Le decisioni si rimandano, i problemi si incistano, le opportunità si perdono. Si tira a campare.
La strategia prevalente è il “quiet quitting” esistenziale dell’intera organizzazione: nessuno vuole esporsi, nessuno vuole sbagliare, tutti cercano di restare a galla nel proprio recinto funzionale si fa il minimo sindacale.
Chissà che incubo dovrà essere il quiet quitting se si andrà ad incrociare con l'ammuina: la frenetica simulazione di un lavoro di squadra operoso…
Non sorprende la mancanza di fiducia nella competenza, poiché la competenza mette in discussione le gerarchie ed i clan esistenti.
Non c’è spazio per il talento, perché il talento pretende autonomia, visione, responsabilità.
Il risultato è una liturgia del lavoro senza fede nel lavoro: si recitano rituali vuoti, si organizzano meeting infiniti, si scrivono procedure che nessuno applica davvero.
Il mimetismo della viltà: Girard in azienda
René Girard ci ha lasciato una lezione feroce: non desideriamo in modo autentico, ma imitiamo i desideri degli altri, specialmente quelli che ci sembrano vincenti o rassicuranti.
In azienda, questo si traduce in una forma virale di mimetismo pusillanime: i dipendenti – dai middle manager fino agli operativi – imitano i comportamenti che vedono essere premiati, anche se dannosi o fittizi.
Se la promozione va a chi resta zitto nelle riunioni, anche chi ha idee smette di esprimersi. Se l’avanzamento arriva a chi non crea problemi, tutti imparano a fingere accordo, simulare consenso, rimuovere i conflitti, anche quando la nave imbarca acqua.
Questo mimetismo vigliacco crea omertà. Nessuno denuncia ciò che non funziona. Nessuno espone errori o rischi. Tutto è sottotraccia. Si critica alle macchinette del caffè, si mormora nei corridoi, ma nessuno affronta direttamente i problemi. Il dissenso è clandestino, mai costruttivo, e questo consente al sistema di autoalimentarsi indisturbato.
Don Abbondio
Il problema oltre la paura è la mancanza di verità.
Il paradosso della leadership senza guida
Anche i vertici sono vittime del sistema che hanno contribuito a creare. Il dirigente italiano medio è spesso un funambolo della permanenza, non un leader di visione. Sa come non farsi cacciare, sa a chi telefonare, conosce il linguaggio giusto. Ma non guida. Galleggia, galleggia bene. In compenso, seleziona altri come lui: fedeli, prudenti, incolori.
La Hybris, in questo quadro, non è solo ambizione cinica del singolo, ma l’arroganza passiva di un collettivo mummia di sé stesso per quieto vivere, col terrore di specchiarsi. È l’autocompiacimento dell’impresa che non produce più valore ma si celebra come “ecosistema”, “hub di innovazione”, “comunità di purpose”, mentre la concorrenza estera osserva.
Il cosiddetto “Cavaliere Bianco” straniero scopre che è una palude e, non ce la compra più la nostra Azienda. Sorride cortese ma non ci casca.
Uscire da questo Kali Yuga organizzativo è complesso. Non servono mestieranti, né nuovi software, né ulteriori corsi di “reskilling”.
Serve un reset culturale: ridare valore alla parola, alla responsabilità, al rischio. Serve il coraggio – individuale e collettivo – di dire la verità anche quando non conviene, rompere i meccanismi mimetici, alzare lo sguardo.
Essere credibili può non coincidere con l’essere rassicuranti. Barabba era rassicurante, tanto per capirci.
Nelle crisi aziendali quasi sempre si procede per cautele a trovare la persona credibile. Si inizia con la ricerca del “candidato Perfetto” che viene cercato fuori, anche se a volte guardando meglio ce l’avresti già. Poi si tentenna dopo averci parlato, occorre trovare i compromessi per mantenersi nello Statu quo. [4] Passa il tempo, fino a quando devi decidere veramente.
Un caso su tutti, la Fiat: nel 2002-2004 il biennio prima di Sergio Marchionne, l’azienda cambiò 4-5 Amministratori delegati, Marchionne già lo conoscevano, comunque, quella volta riuscirono a portarlo a bordo.
A proposito di coraggio, Paolo Borsellino disse:
“Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”
Ogni epoca oscura prepara il terreno a un nuovo inizio.
Non accade mai da sé. Accade solo quando qualcuno ha il coraggio di non imitare più ciò che è comodo, ma di scegliere il giusto anche se costa.
Come nelle tragedie antiche, la catarsi arriva solo quando l’eroe riconosce il proprio errore e si spoglia della maschera. Oggi, più che eroi, servono testimoni. Non chi guida con la forza, ma chi rompe il sortilegio del mimetismo. Chi riesce a riportare nell’organizzazione un senso di verità, di responsabilità e di misura.
Come ho scritto precedentemente, le aziende, nella maggior parte dei casi sono riformabili e con lucidità, possono anche fare fronte alla decadenza generale.
Ma la sfida di noi tutti non è solo cambiare l’azienda: è smontare il teatro e smascherare gli attori.
Solo allora inizia un nuovo ciclo.
Mauro ANGELINI
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Triade_oscura
[2] Facendo i fanatici puntano ad apparire meno servili.
[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Jim_Jones
[4] L’affermazione “Barabba era rassicurante” è mia, il potere preferisce il caos che può controllare, piuttosto che il cambiamento che non può dominare.
